La poesia nel cassetto, ovvero: ritrovamenti. E non era solo in un cassetto. Era nella tasca interna in quarta di copertina di un quaderno manoscritto, una sorta di diario, sepolto in un cassetto, e il cassetto era affollato di documenti, articoli di cancelleria, giochi da tavolo, utensili, fiori pressati, vecchie fotografie, vecchie cartoline, nastri di seta, dichiarazioni d’amore, penne stilografiche con macchie d’inchiostro blu, timbri, pastelli acquerellabili. Ed eccola qua. La poesia nel cassetto.
Scrivere con le labbra
“Ho composto una poesia”
in un sussurro annunci.
“Ti ascolto”, dico.
Ma taci, e t’imbarazzi.
“A dirla mi vergogno,
Te la scrivo.
Te la scrivo sul braccio,
sulla spalla.
Te la scrivo sul collo,
sulla guancia.
Te la scrivo sulla pancia,
Sulla punta delle dita,
una per una,
te la scrivo
una parola per ciascuna.
Sull’orecchio, sulla nuca,
sulla schiena e poi
aspetta: serve un ciglio
per la rima.
Chiudi gli occhi, piano
ascolta
mentre ti bacio e scrivo
un’altra volta
Sul braccio, la spalla,
il collo, la guancia,
la punta delle dita,
gli occhi, la pancia.
Te la scrivo, adesso
sulla schiena.
(Non ti muovere
ho cominciato appena)”.
23/09/2011