Uscito nel 2018 per Edizioni Pietre Vive, questo libello porta con grazia il suo titolo, manoscritto in copertina come estensione di una grafica essenziale:
<<il rigo tra i rami del sambuco>>
Già dal titolo dunque l’autrice ci offre l’esperienza sensoriale di un profumo peculiare, quello del sambuco, che porta con sé la brezza che ne muove le fronde, che quasi percepiamo sul viso, col tepore d’una giornata tersa. La promessa evocativa viene mantenuta, e il tema difficile del percorso attraverso la malattia, verso la guarigione, proposto con levità ed eleganza.
I brevi lampi dove solide crescevano
le attese e l'indocile presente, l'odore
della terra, tracciamo in silenzio una retta
comune degli spaventi,
progettiamo affinità, ma la bellezza si
fa piena se incompiuta
guarda come si smarriscono le nostre
figure allo specchio.
Ti scrivo in giorni di apparente luce - penso di scriverti ma non lo faccio il buio entra in forma di punteruoli che aprono il silenzio - Con la maniera affannata dei pomeriggi inseguo raggi, i favori del cielo, il corpo di una sconosciuta che mi precede e ondeggia sulla strada come un metronomo, fuori tutto si direbbe procedere con l'entusiasmo dell'estate ma dentro sono ferma, stretta da una nuova chiarezza, mi chiedo quando questo sasso che mi distacca abbia formato una tale consistenza e quante cose in questo modo io manchi.
Emilia Barbato, Il rigo tra i rami del sambuco, Edizioni Pietre Vive, 2018