Portrait of my ex-husband as a suitcase

Portrait of my ex-husband as a suitcase
by Selima Hill

Listen, Lord, I know you want to help,
but please can I have a little suitcase instead,
the sort of little, rather battered suitcase
that’s got old labels all over it,
and little elasticated pouches round the inside
for swimming-goggles, necklaces, blackcurrant-juice;
that waits by the door looking so expectant and adorable
you have to take it with you
every time you go out,
that’ll go anywhere and do anything;
that’s as pink and summery, Lord,
as a summer pudding.

Look, O Lord, I know You’re trying to help,
but You’ve never had to deal with an ex-husband, have You,
so You don’t know what it’s actually like, do You?
Winter, Lord.
I need something I can hold.
And I can’t hold hands with a fall of snow, can I?
And it can’t be hard for someone like You, surely,
to get me a little suitcase to carry around.
And I want it to have two tiny keys, please.
And I want a really good one
that will love me for ever.

Ritratto del mio ex-marito in forma di valigia
di Selima Hill
(Trad. L.D’Incà)

Ascolta, Signore, so che vuoi renderti utile,
ma per favore posso avere una valigetta invece,
tipo una valigia piccola, piuttosto ammaccata
tutta coperta di vecchie etichette,
e piccole tasche con l’elastico all’interno
per occhiali da piscina, collane, succo di ribes nero;
che aspetti alla porta così speranzosa e adorabile
che devi per forza portarla con te
ogni volta che esci,
che venga ovunque, che farebbe qualunque cosa;
così rosa ed estiva, Signore,
come un budino estivo.

Guarda, O Signore, lo so che stai cercando di renderti utile,
ma non hai mai avuto a che fare con un ex-marito, vero,
perciò non sai realmente come sia, no?
Inverno, Signore.
Ho bisogno di qualcosa da poter stringere.
E non posso stringerele mani a una nevicata, no?
E non dev’essere difficile per qualcuno come Te, di sicuro,
procurarmi una valigetta da portare in giro.
E la voglio con due minuscole chiavi, per favore.
E ne voglio una buona per davvero
che mi ami per sempre.

Dream #2

Selima Hill once wrote, “All poetry, is love poetry”

Dream #2
by Laura D’Incà

Candyfloss clouds hanged soft and mellow
and red blue yellow balloons were blown
through the dazzling daylight.

We kissed — so awfully deep kisses
and you pushed me against the door

Just in the middle of the fair
there was a fridge — I saw it

A merciless man called you outside
and in a flash of singing voices
in a windy chorus of gently laughs

A crowd of swallows lifted behind you

Sogno #2
di Laura D’Incà

Nuvole di zucchero filato appese dense e morbide
e palloncini rossi blu gialli soffiati
nella la luce abbagliante del giorno

Ci baciavamo – baci così tremendamente profondi
e tu mi spingevi contro la porta

Proprio nel bel mezzo della fiera
c’era un frigo — l’ho visto

Un uomo impietoso da fuori ti chiamava
e in un lampo di voci in canto
in un coro come vento di risate gentili

Una folla di rondini alle tue spalle [in volo] si levava

Essere soli è

“Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro per dare l’esempio.” (Jacques Prévert)

Essere soli è
di Selima Hill (trad. L.D’Incà)

Essere soli è non spogliarsi mai.
Essere soli è indossare berretti da notte.
Essere soli è cercare di prendere sonno
ed essere costantemente interroti
da ragni giganti diretti alla dispensa;
da falene grosse come pipistrelli
che sbattono il loro testolone
contro il mio cuscino;
da pipistrelli il cui piano
è installarsi tra i miei capelli,
da mosconi dall’aria squallida
che si fanno qualche vasca sulla la mia finestra,
e indomiti maggiolini
che provano il tip-tap
a quel punto
tutto quel che voglio è andare a dormire
e sognare una donna – sono io? –
che corre verso te con le braccia dispiegate
in un vestitino al ginocchio che le sta da dio.
Ma no. Non posso.
Devo restare sveglia.
Ogni formica d’Inghilterra è per strada.
Arrivano in file rosse da tutte le parti
e portano greggi di pecore dall’aria truce.

Being single is
by Selima Hill

Being single’s never being nude.
Being single’s wearing hats in bed.
Being single’s trying to get to sleep
and constantly being interrupted
by important-looking spiders
marching off
to the best poison shops;
by moths like bats
banging their fat heads
against my pillow;
by bats whose plan
is to station themselves in my hair,
by mean-looking flies
doing their lengths on my window,
and indomitable old cockchafers
rehearsing their clicketty-clacks
at such a pitch
all I want to do is go to sleep
and dream about a woman – is it me? –
running towards you with her arms outstretched
in a little knee-length dress that suits her perfectly.
But no. I can’t.
I’ve got to stay awake.
Every ant in England’s on its way.
They’re coming in red columns from all sides
driving flocks of ferocious-looking sheep.

Please can I have a man

Per favore posso avere un uomo
di Selima Hill (Trad. L.D’Incà)

Per favore posso avere un uomo che indossi
[braghe di velluto a coste.
Per favore posso avere un uomo
che sappia i nomi di 100 rose diverse;
al quale non importi se i miei conigli svagati
vagabondano dentro e fuori
come padroni del luogo,
che mi faccia cremosi curry con la citronella fresca,
che cammini come Belmondo in A Bout de Souffle;
che incolli tutte le mie cartoline attentamente selezionate
– spedite da città esotiche
lui non si aspetta di venire con me,
ma verrebbe se glielo chiedessi, cosa che farò –
e quelle di nessun altro, sul muro della camera da letto,
a cominciare da Ivy, il famoso maialino tuffatore,
la cui foto, in azione, io ho comprato in dieci copie;

che parli come Belmondo, anche, con labbra tanto lisce
e sigillate come boccioli di peonia
ricoperti di cioccolata
(cioccolata fusa);
che sappia che ammucchiarsi testardamente su di me
come un piumino imbottito di libri di biblioteca e borse della spesa
è tutto troppo facile: per piacere potrei avere un uomo
che non sia pronto per questo.
Che non sia pronto neppure a dirmi che sono ‘bella’.
Che, quando arrivo trotterellando dal bagno
come un porcellino urlante appena strigliato
desiderosa di niente di meglio che dei bagordi
d’essere affettuosa e indisciplinata e per nulla complicata,
apra le braccia come fosse una tinozza perchè mi ci possa tuffare.

Please can I have a man
by Selima Hill

Please can I have a man who wears corduroy.
Please can I have a man
who knows the names of 100 different roses;
who doesn’t mind my absent-minded rabbits
wandering in and out
as if they own the place,
who makes me creamy curries from fresh lemon-grass,
who walks like Belmondo in A Bout de Souffle;
who sticks all my carefully-selected postcards –
sent from exotic cities
he doesn’t expect to come with me to,
but would if I asked, which I will do -with nobody else’s, up on his bedroom wall,
starting with Ivy, the Famous Diving Pig,
whose picture, in action, I bought ten copies of;

who talks like Belmondo too, with lips as smooth
and tightly-packed as chocolate-coated
(melting chocolate) peony buds;
who knows that piling himself stubbornly on top of me
like a duvet stuffed with library books and shopping-bags
is all too easy: please can I have a man
who is not prepared to do that.
Who is not prepared to say I’m ‘pretty’ either.
Who, when I come trotting in from the bathroom
like a squealing freshly-scrubbed piglet
that likes nothing better than a binge
of being affectionate and undisciplined and uncomplicated,
opens his arms like a trough for me to dive into.